Tutela animale, ricerca e l’«Isola che non c’è» dei metodi alternativi
Si è svolto presso l’Istituto superiore di sanità (Iss) un convegno su «Tutela animale e qualità della scienza». Nel suo benvenuto, il presidente Walter Ricciardi ha illustrato come l’Iss abbia fatto fronte all’enorme mole di lavoro conseguente al recepimento in Italia (Dl 26-2014) della Direttiva Eu sulla sperimentazione animale. Obbiettivo dell’Iss è quello di offrire nel campo della salute umana evidenze scientifiche come base delle decisioni politiche in un settore così delicato e cruciale. Posizione, questa, pienamente condivisibile, e indispensabile per contrastare i cultori dell’ignoranza (Stamina, i vaccini causano l’autismo, gli alimenti geneticamente modificati causano malattie, la chemioterapia uccide, etc), sempre in agguato nel nostro paese.
Luisella Battaglia (Consiglio nazionale di Bioetica) ha lamentato come dal dibattito bioetico sia assente la sperimentazione animale, non solo in termini di definizione del limite, ma anche rispetto alla liceità etica della pratica. Se questa viene accettata, il principio delle 3R (Reduction, Refinement, Replacement) diviene un un riferimento accettabile, cui va affiancata l’obiezione di coscienza e l’attivazione di corsi sui cosiddetti “metodi alternativi”, per i quali non esisterebbero risorse finanziarie. Posizione, questa, sostenuta anche da Gianluca Felicetti (Presidente Lav), che ha anche rimproverato alla comunità scientifica di essere restia ad accettare seppur minime proposte di modifica della Direttiva Eu, come il divieto (tutto italiano) sull’uso degli animali per ricerche su xenotrapianti e sostanze d’abuso. In quanto alla procedura d’infrazione aperta dall’Eu contro l’Italia proprio a causa di ciò, chi vivrà vedrà…Ricordiamo però come ogni anno in Italia nascano circa 200.000 bambini con sindrome da astinenza neonatale, a causa della tossicodipendenza delle madri.
Chi scrive ha discusso il rapporto tra qualità della scienza e benessere animale, sul quale si fondano i moderni sistemi regolatori internazioni. La qualità della scienza è basata sull’esercizio del dubbio, un tema di antico rilievo filosofico, che acquista valenza scientifica nella discussione del ’900 sostenuta da Wittgenstein, Popper, Kuhn, e che pone al centro del fare scientifico il principio della falsificabilità dei paradigmi. L’altro termine dell’equazione, il benessere animale, va fondato sul rispetto dell’omeostasi dell’organismo, il principio fondamentale della fisiologia degli esseri viventi, formulato in termini moderni da Walter B. Cannon come insieme di meccanismi dinamici volti alla autoregolazione dell’equilibrio fisiologico. Alla sorgente di ciò sta il concetto di mantenimento del milieu interieur (ambiente interno) di Claude Bernard, il padre della medicina sperimentale.Tuttavia, l’equazione qualità della scienza uguale benessere animale richiede il contributo dei sistemi regolatori.
A tal proposito, il ministero della Salute ha rivendicato, con Ugo Santucci (Direttore Ufficio VI), il grande lavoro svolto su trasparenza dei dati, linee guida per le richieste di autorizzazione e anche riconosciuto come i 70 giorni in media per il loro rilascio rappresentano una criticità da risolvere. È stata istituita la banca dati nazionale, l’anagrafe nazionale degli stabulari, informatizzata la rendicontazione annuale all’Europa, creato il tavolo sui “metodi alternativi”.
Rodolfo Lorenzini, curatore scientifico del meeting, ha illustrato il ruolo ed il lavoro svolto dall’Iss, il “carico” (aumento del 500% dei progetti ricevuti) della transizione da una valutazione di tipo sintetico a una di tipo analitico (post DLvo 26-2014), il numero di pareri dati (3.476), quelli favorevoli (2.800) espressi. È stata illustrata la struttura e la logica delle schede valutative offerte ai revisori dei progetti, tuttavia i ricercatori presenti hanno lamentato la lungaggine delle procedure e chiesto la pubblicazione dei nomi e qualifica dei revisori, della cui competenza spesso si dubita. L’oratore ha posto l’enfasi sul ruolo di terzietà che devono avere gli organi preposti al benessere animale (Opba), in quanto organi previsti dalla legge e come primo stadio di verifica d’aderenza alla legge dei progetti da presentare, stadio che influenza la successiva valutazione.
Sul decreto del ministero della Salute relativo alla formazione del personale che opera nella sperimentazione animale dovranno esprimersi Conferenza dei Rettori, Miur, e Conferenza Stato-Regioni! Gli esperti formati potranno operare nei Paesi Eu. Vengono stabiliti i criteri per l’accreditamento dei corsi di formazione. Tutto a costo zero, poichè né il Ministero della Sanità, né il Miur hanno messo a disposizione risorse per la formazione, che sarà lasciata alle Università, e ad altri enti da accreditare.
A tal riguardo, Paolo De Girolamo (Università Federico II di Napoli) ha offerto un quadro sulle attività formative in atto nelle Università, cioè due Scuole di specializzazione in Scienza degli animali da laboratorio (Facoltà di Veterinaria, Università Federico II di Napoli e Statale di Milano), corsi di perfezionamento svolti in diversi Atenei, e ha invitato le Università ad istituire Corsi di Laurea triennali per formare operatori accreditati a livello EU.
L’uniformità dei processi formativi nei Paesi dell’eurozona è stata al centro dell’intervento di Jan Van Der Valk (Piattaforma EU per la formazione), che ha illustrato la loro eterogeneità e la necessità di identificare dei core curricula comuni.
Infine, ampio spazio è stato dedicato ai cosiddetti “metodi alternativi” alla sperimentazione animale. Arti Ahluwalia (Università di Pisa) ha presentato interessanti studi di biotecnologia cellulare e di approcci integrati miranti alla modellizzazione di organi (organoidi) e apparati ed alla loro interazione. Approcci ancora lontani dal costituire modelli alternativi alla sperimentazione animale nella della ricerca di base. Di questa non si occupa il Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi (ECVAM), come ribadito dalla sua rappresentante Elisabeth Bergren, che si è limitata a confermare come questi metodi siano pochi(1), riguardino solo tossicologia e controlli di qualità, e non ha saputo illustrare il loro contributo alla riduzione del numero degli animali. Nulla è stato detto sul loro costo, a fronte dei miliardi di Euro investi dall’EU sull’ECVAM, dal momento della sua creazione.
La valanga di euro destinata allo sviluppo dei metodi alternativi nell’Eurozona è stata illustrata puntualmente da Gianni Dal Negro (GlaxoSmithKline), che ha presentato in maniera analitica i diversi progetti europei con relativi fondi assegnati, le molteplici compartecipazioni dell’industria farmaceutica e cosmetica. “Cifre a otto zeri”, nelle parole del relatore, che chiarisce come eventuali sviluppi non riguardino, comunque, la ricerca di base.
In Italia i fondi da destinare alla ricerca di quest’isola che non c’è e alla formazione di chi la cerca sono addirittura previsti dal DL 26/2014 (2), 1 milione di euro l’anno per il periodo 2014-16. Aspettiamo un accurato resoconto sui risultati ottenuti, sulla destinazione delle risorse e sui criteri di selezione delle linee di ricerca perseguite.
Ricordiamo che Science (2) ha appena pubblicato una ricerca su una piattaforma di vaccini che rendono immuni le scimmie dal virus Zika, aprendo le porte alla sperimentazione sull’uomo. Risultato ottenuto in un tempo brevissimo dall’apparizione dell’epidemia ancora in corso nelle Americhe. Chiediamo ai lettori: dareste al vostro bimbo un vaccino testato solo su culture cellulari?
(1) Tracking System for Alternative methods towards Regulatory acceptance.
(2) DL 26/2014, art 41
(3) Science 353 (6304), 1129-1132, 2016.
Fonte: Roberto Caminiti, IlSole24h